Ciao, Pierangelo
Quando avevamo “cent’anni di meno”. Mi è tornata in mente
subito quella sua canzone. Una foto in redazione, maggio 1992, nel pieno
del suo tour “Italia d’oro”. Vent’anni fa, un secolo fa. Insieme ancora
una volta per l’ennesima intervista, che lui da me accettava volentieri
(spero) perché poteva parlare senza rischiare di essere frainteso,
anche quando si affrontava un tema che cercava quasi sempre di evitare,
ossia la disabilità.
Lui, il Pierangelo Bertoli da Sassuolo, amava solo
cantare, e sul palco si trasformava, magnetico e generoso come sono
tanti cantautori emiliani, tutti amici suoi, uno, tra l’altro, quasi suo
allievo, tal Luciano Ligabue.
Mentre Pierangelo era stato scoperto da una che di talenti se ne
intende, Caterina Caselli. Una vita a muso duro, un lottatore
incredibile, con quella voce screpolata e arsa da mille sigarette fumate
avidamente, senza ritegno e senza sensi di colpa, anche in faccia a me
che dopo un po’ mi trovavo immerso in una nuvola ovattata, e faticavo a
leggere gli appunti.
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